Uilposte

Privatizzazione Poste Italiane: i sindacati dicono no

Al via anche la mobilitazione sul territorio

LE OO.SS. UNITARIAMENTE CONTRARIE ALLA PRIVATIZZAZIONE DI POSTE ITALIANE
In Umbria gli uffici postali, esclusi i 16 centri che si occupano di recapito e logistica, sono 258 (191 in
provincia di Perugia e 67 in provincia di Terni). I lavoratori di Poste Italiane in Umbria ammontano a
circa 1600.
Il governo ha recentemente licenziato il DPCM che dà il via alla fase di privatizzazione di alcune aziende
del paese tra cui POSTE ITALIANE con l’immissione sul mercato delle quote (29.26%) possedute dal MEF.
Come OO. SS siamo fortemente contrari a questa ulteriore privatizzazione per diversi motivi:
• Con l’avvento di investitori privati e la conseguente perdita del controllo pubblico si rischia di
perdere la capillarità della rete che eroga i servizi ai cittadini anche nelle comunità più
remote e assicura il servizio universale del recapito in tutte le realtà geografiche.
• La possibile razionalizzazione degli uffici postali potrebbe comportare nel breve termine sia una
riduzione del personale con ricadute occupazionali su tutta la nostra regione, che uno
scadimento della qualità dei servizi erogati al cittadino.
• Il superamento dell’unitarietà del gruppo mette a serio rischio di sopravvivenza tutta la
filiera del recapito postale, su cui insiste il servizio universale, ad oggi meno remunerativo
rispetto ai servizi finanziari, assicurativi e di bancoposta.
• La rete immateriale di Poste Italiane con oltre 30 milioni di rapporti intrattenuti con
cittadini e PMI, fa gola a molti. Essa rappresenta un fattore strategico per lo sviluppo
dell’intero Paese, ma solo mantenendo il controllo pubblico potremo avere garanzia del
mantenimento della socialità dei servizi, così come storicamente rappresentati da Poste Italiane
da oltre 160 anni. Se la logica del puro profitto, propria dei fondi speculativi, dovesse sostituire
l’attuale governance, questo non sarà più possibile.
In conclusione riteniamo che tutta l’operazione sia una inutile svendita, una operazione di
mera cassa finalizzata ad abbattere il debito pubblico di insignificanti decimali, che va
paradossalmente a discapito dello stesso bilancio pubblico. La vendita delle quote azionarie
detenute dal MEF, infatti, comporta la rinuncia ai corposi dividendi distribuiti fra gli azionisti in
questi anni. E’ invece utile ricordare che Poste Italiane, come afferma l’A.D. Matteo del Fante, ha
chiuso il 2023 con 12 miliardi di ricavi, 2,6 miliardi di utile operativo e 1,9 miliardi di utile netto.
Possibile che si voglia rinunciare a tutto questo??
Perugia lì 25/03/2024

LE SEGRETERIE REGIONALI DELL’UMBRIA
SLP CISL SLC CGIL UILPOSTE FAILP CISAL CONFSAL COM FNC-UGL COM
Marco Carlini Enrico Bruschi Stefania Panerai GiulianoTognellini Maurizio Biagetti Guerino Acerra

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